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La storia di un bambino che inventa una parola: la favola di “petaloso”

A giudicare dai numerosi tweet, la parola “petaloso” potrebbe entrare presto nel vocabolario della lingua italiana

L’Accademia della Crusca spiega che quando una parola è sulla bocca di tutti sarà diventata una parola dell’italiano.

È stata questa la risposta, contenuta in una lettera, che la redazione della consulenza linguistica dell’Accademia ha dato al bambino che ha inventato una parola cercando di farla entrare nel dizionario.

La storia è stata raccontata dalla maestra, Margherita Aurora, su facebook: “Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era “petaloso”. La parola, benché inesistente, mi é piaciuta, così ho suggerito di inviarla all’Accademia della Crusca per una valutazione. Oggi abbiamo ricevuto la risposta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano. Grazie al mio piccolo inventore Matteo”.
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 “Caro Matteo, la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo. Tu hai messo insieme petalo+ oso—› petaloso = pieno di petali, con tanti petali Allo stesso modo in italiano ci sono: pelo +oso → peloso=pieno di peli, con tanti peli
coraggio+oso → coraggioso=pieno di coraggio, con tanto coraggio.

La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario? Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella”e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire e scrivere “Com’è petaloso questo fiore”! o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molti petalosi”,ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato. È così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario. Spero che questa risposta ti sia sta utile e ti suggerisco ancora una cosa: un bel libro, intitolato “Drilla” e scritto da Andrew Clemens, magari insieme ai tuoi compagni e alla tua maestra: racconta proprio una storia come la tua, la storia di un bambino che inventa una parola e cerca di farla entrare nel vocabolario“.