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La Cina come Black Mirror: cittadini puniti e ricompensati con un’app stile Tripadvisor

La notizia che segue potrebbe creare un certo stupore, soprattutto se non avete mai visto la puntata “Nosedive” della serie tv Black Mirror. L’episodio è ambientato in un mondo in cui le persone possono valutarsi a vicenda da uno a cinque stelle, come su TripAdvisor, per ogni interazione che hanno e che può influire e persino compromettere il proprio stato socioeconomico. Lacie (Bryce Dallas Howard) è una giovane donna ossessionata dalle sue recensioni.

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Sono milioni i cinesi che dal primo maggio non potranno prenotare un biglietto aereo o salire su un treno ad alta velocità. Il motivo? Essere stati dei cattivi cittadini. Il loro nome compare nella blacklist con cui Pechino colpisce quelli che hanno diffuso notizie false o tentato di usare biglietti scaduti, provocato problemi o acceso una sigaretta dove non è permesso fumare. Il programma è parte del Social Credit System sviluppato dalla Repubblica popolare per valutare i propri cittadini «premiando l’affidabilità» e «sanzionando chi si comporta male». Sotto la lente d’ingrandimento delle autorità cinesi finirà ogni momento della vita quotidiana: gli acquisti online e le scelte di consumo, la condotta sui social, la puntualità nei pagamenti e le piccole infrazioni.

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L’algoritmo elabora i dati raccolti che sono poi sintetizzati in un singolo numero: «l’indicatore della fiducia». Una cifra attraverso cui si determinano punizioni e privilegi. Se l’algoritmo ti giudicherà «inaffidabile», allora la connessione Internet rallenterà e scatteranno limitazioni alle tue possibilità di consumo – per esempio, nel frequentare alberghi e ai ristoranti – così come incontrerai ostacoli per lavorare nel settore pubblico e per mandare i tuoi figli nelle scuole più esclusive. Premi e sconti sono invece previsti per i cittadini virtuosi. Per i critici, il sistema rischia di realizzare la distopia immaginata nella serie Black Mirror o nel grande fratello Orwelliano.   

Per altri, Pechino vuol semplicemente far aumentare i consumi sviluppando un sistema per la concessione di prestiti in assenza di garanzie tradizionali e di dati storici consolidati. Già decine sono i progetti-pilota di social credit avviati dai governi locali in Cina fin dall’inizio degli Anni 2000, anche se nei piani di Pechino questi dovranno essere integrati e armonizzati in un unico sistema nazionale entro il 2020.

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La missione è «far crescere il livello di fiducia nella società cinese» con le stesse modalità con cui si assegnano le stelline di gradimento su eBay e TripAdvisor.

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Per esempio, attraverso la app Honest Shanghai, le autorità della metropoli cinese sono in grado di tracciare un profilo dei residenti e delle imprese attraverso la raccolta «di 3000 tipi d’informazioni da oltre 100 uffici governativi».

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Oltre ai governi locali, negli ultimi anni anche i giganti di Internet della Repubblica popolare hanno lanciato programmi di credito sociale. È il caso di Sesame Credit di AliPay, sviluppato da Ant Financial, il braccio finanziario con 520 milioni di utenti del colosso dell’e-commerce Alibaba, e da Tencent, sviluppatore dell’onnipresente WeChat, usato da quasi un miliardo di persone. Le piattaforme di Alibaba e Tencent dominano ogni aspetto della vita in Cina: senza mai uscire dalle app si può chattare con i propri contatti, condividere un pensiero sui social, prenotare il biglietto di un treno, pagare ristoranti, taxi e anche trasferire denaro tra gli utenti.

È proprio l’enorme mole di big data prodotta ogni giorno dalle attività online e dai consumi degli utenti di AliPay e di WeChat ad aver fornito ai colossi di Internet in Cina le informazioni per tracciare profili di affidabilità. L’algoritmo usato è segreto, anche se Sesame Credit ha diffuso i parametri attraverso cui valuta i propri utenti: per esempio, calcolando la puntualità con cui si pagano le bollette. Tra i criteri ci sono anche le abitudini di acquisto. «Chi gioca per dieci ore al giorno ai videogame può essere considerato pigro», diceva in un’intervista alla rivista Caixin, il direttore del programma di social credit di Alibaba, Li Yingyun. «Mentre chi acquista spesso pannolini è probabile che sia un genitore, quindi più responsabile». Per Sesame Credit anche la rete sociale di cui ci circondiamo ha un suo peso: condividere e comunicare sui social messaggi «positivi» può far aumentare il punteggio. «Se la fiducia si rompe in un luogo, le restrizioni potranno essere applicate ovunque». Per ora, l’adesione a questi programmi è volontaria, anche se a spingere milioni di cinesi a partecipare sono state le ricompense: dall’ottenere un prestito per acquisti online sulla piattaforma Alibaba a poter prenotare un hotel senza dover lasciare una cauzione, fino a facilitazioni per l’ottenimento di un visto per viaggiare all’estero. Così che sui social cinesi è anche già iniziata la rincorsa a chi può vantare un credito sociale più alto. Pechino è così riuscita a trasformare la propria ossessione per la stabilità sociale in un gioco a premi.

(La Stampa)