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L’ultima lezione di Umberto Eco: una critica al giornalismo moderno

“C’erano una volta i mass media, erano cattivi, si sa, e c’era un colpevole.  Poi c’erano le voci virtuose che ne accusavano i crimini.  E l’Arte (ah, per fortuna), che offriva delle alternative, per chi non fosse prigioniero dei mass media. Bene, è finito tutto. Si deve ricominciare da capo ad interrogarci su ciò che accade”. Umberto Eco

Umanista totale, scrittore autentico, filosofo, pioniere della semiotica – la scienza dei segni – e teorico del linguaggio (in particolare della ricezione), autore di numerosi saggi di estetica e dei media, autore de “Il nome della rosa” tradotto in quaranta lingue.
Umberto Eco muore ad 84 anni, lasciando un patrimonio culturale immenso e la sua instancabile curiosità critica e lucida come insegnamento eterno. Leggeva due giornali ogni mattina, una full immersion quotidiana abbinata al caffè, secondo la nozione hegeliana che il giornale è “la preghiera del mattino dell’uomo moderno”. “Un rituale emozionale e quasi religioso”, lo definisce.

El Pais lo ricorda come “un’intelligenza inarrestabile, un uomo imponente. La sua memoria sembrava sempre una nuova macchina, il suo discorso era sia apocalittico, affettuoso e integrato. Egli non ha scritto per intrattenere, ma per intrattenersi, e non ha mai cessato di inventare modi per confutare la solennità dei potenti, ovunque, e i luoghi comuni, che erano la sua bestia nera”.

“Viva il giornalismo critico”, ha esclamato in più occasioni.

Nel suo ultimo libro, “Numero zero”, ha costruito un ritratto insolente ma reale del giornalismo ai tempi di internet. Un giornalista specializzato nella macchina del fango, in notizie che non esistono, corrotto inconsapevolmente, ma anche consapevole, che può essere estremamente falso e ignorante, può usare il potere e può essere utilizzato dal potere, e non necessariamente le nuove tecnologie di cui dispone migliorano il rapporto con le vecchie fondamenta della sua professione.  Ecco quindi un avvertimento per il lettore: state attenti a cosa leggete!

“L’arte fornisce l’unica alternativa a chi non è prigioniero dei mass media” è stata una delle tante illuminate frasi pronunciate da sotto quel cappello nero e dentro quel cappotto nero che non dimenticheremo mai. Grazie!

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