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“Lo chiamavano Jeeg Robot”, un supereroe a Tor Bella Monaca

“Lo chiamavano Jeeg Robot” è la storia di un supereroe a Tor Bella Monaca. E  ho già detto tutto.

Cosa farebbe un piccolo criminale di periferia se scoprisse di avere dei super poteri?

Sradicare un bancomat, per esempio. Per poi scoprire che le banconote sono macchiate di inchiostro e quindi inutilizzabili.

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Un supereroe un po’ sfigato, che parla romano, mangia sempre budini e guarda film porno fino a quando non conosce Alessia e il suo dvd, Jeeg robot d’acciaio, il manga giapponese che racconta la storia di Hiroshi Shiba. “Lo chiamavano Jeeg Robot”, il film di Gabriele Mainetti, al suo primo lungometraggio, è un tentativo ben riuscito di avvicinarsi alle serie tv d’oltreoceano, ricche di tensione e colpi di scena. Che qui non mancano. Anzi più che rifarsi, penso proprio che sia l’antitesi al classico film italiano. E meno male. E penso pure che non abbia nulla da invidiare all’America. Perché qui c’è più cuore ed umanità, ci sono personaggi “veri”, autentici, con sentimenti. Ci sono le persone, non solo i personaggi. maxresdefault schermata-jeeg-robot-ita-750x400

Un mix  tra Jessica Jones della Marvel, Pasolini e Gomorra. A tratti comico, a tratti drammatico. Calato nella realtà romana e quindi colorato dalle espressioni tipiche e folkloristiche del luogo, tra Torbella e Piramide, dalla periferia fino alle sponde del Tevere. Con attori super come Claudio Santamaria (il supereroe asociale che opera per il bene, sempre ottimo), Luca Marinelli (il supercattivo psicopatico che ama e canta Anna Oxa e Loredana Bertè, in un’interpretazione eccellente) e la bravissima Ilenia Pastorelli, la principessa di borgata, un po’ svitata, con la testa fra le nuvole.

Tutto molto autentico, semplice e allo stesso tempo speciale.