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Concertone del primo maggio, cosa c’è da festeggiare?

I sindacati dovrebbero abolire il concertone del Primo Maggio. Non solo perché devasta il centro di Roma in una ubriacatura eccessiva, ma soprattutto perché ha perso ogni valenza politica ed appare sempre di più come una gigantesca foglia di fico davanti alla mancanza di una strategia di tutela e promozione dei lavoratori più giovani. Vorrei dire invece ai sindacati: abolite il concertone e usate le stesse energie mediatiche, finanziarie, politiche per la vita dei giovani lavoratori italiani. Meno circenses e più panem”. Si esprimeva così l’Unità il 1 maggio 2009. Non c’era chiaramente ancora Renzi e i toni erano molto meno ossequiosi e riverenti.

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Oggi è il primo maggio 2016. Sono passati 7 anni e la situazione è sempre più drammatica sul fronte lavoro, se pensiamo alle previsioni scoraggianti del presidente dell’ Inps, Tito Boeri, alla grande beffa della pensione che diventa un gigantesco punto interrogativo per i giovani. La vedranno mai? La classe dei giovani tra i 25 e i 34 anni rischia di dover lavorare fino a 75 anni. A patto di riuscire a trovarlo un lavoro. Già. E allora questo concertone dei sindacati appare ancora più imbarazzante e fuori luogo. Cosa c’è da festeggiare? Il non lavoro, la precarietà, i laureati che lavorano nei call center sottopagati e umiliati, il jobs act del nulla. “Continuare a organizzare il concertone per suggerire un’immagine di vicinanza ai più giovani non serve a niente senza iniziative politiche adeguate, anzi, è controproducente: nessuno ci crede, alla vicinanza”, diceva ancora l’Unità.  Per non parlare della music industry. Industry, appunto.

 Allora si può parlare ancora di festa santo Dio! Cosa c’è da festeggiare?

«Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13)