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“Il diavolo mi ha obbligato a farlo”: il fallimento “abissale” della politica estera di Obama racchiuso in una frase

Lo sforzo del presidente Obama di formare un’opposizione armata siriana in grado di combattere lo Stato Islamico è stato un “fallimento abissale”. A puntare il dito contro la politica americana di Barack Obama nella Siria devastata dalla guerra civile è il New York Times, in un articolo a firma di Peter Baker.
Tuttavia la Casa Bianca si rifiuta di accettare alcuna responsabilità nella strategia adottata, nonostante siano quattro o cinque i ribelli siriani addestrati dagli Stati Uniti che stanno ancora combattendo nel paese devastato, mentre altri 55 o 56 sono stati uccisi ad agosto da militanti di Al Qaeda del fronte Nusra.

In ogni caso, la catastrofe siriana è sotto gli occhi di tutti. Con più di 200.000 mila morti nella guerra civile, un’ondata di rifugiati in Europa, il presidente Obama si ritrova in un pasticcio geopolitico e umanitario che molto probabilmente non potrà essere risolto prima che lasci l’incarico tra 16 mesi.

Secondo Baker, Obama avrebbe accettato con riluttanza l’intervento in Siria che portò nel 2014 ad avviare un programma di 500 milioni di dollari per addestrare e armare i ribelli con l’obiettivo di formarne 5.400 nel primo anno (ma ne sono stati addestrati effettivamente tra i 100 e i 120).
Un funzionario del governo ha detto al giornalista del New York Times che il presidente degli Stati Uniti non è il primo responsabile di questo fallimento: “Non si tratta di Obama, ma di chi lo ha spinto perché addestrasse i ribelli siriani”.

“Sembra che la Casa Bianca voglia addossare le colpe del proprio analfabetismo operativo”, ha detto Frederic Hof, ex consigliere speciale per la Siria dell’allora segretario di Stato Hillary Clinton, riportato da ‘Business Insider’. “Non credo abbia mai visto un’amministrazione che dichiarasse «Il diavolo mi ha obbligato a farlo» per giustificare le proprie carenze e spiegare i propri errori”, ha aggiunto.
L’ex ambasciatore negli Stati Uniti in Afghanistan Ryan Crocker in accordo con Frederic Hof: “Non suona bene per un presidente: dire noi non volevamo, ma lo abbiamo fatto perché siamo stati costretti.. Questa è la nostra posizione sulla Siria. Questa è la cosa peggiore che avrebbe potuto dire”.

Intanto mentre il tentativo occidentale di rovesciare il presidente siriano Bashar Al Assad, non ha prodotto risultati, l’Unione europea è costretta a fare i conti con la peggiore crisi migratoria dalla seconda guerra mondiale. Il blocco ha già ricevuto più di 150.000 rifugiati, e sembra che la migrazione dalla Siria non cesserà in futuro.

crisi siriana

Non hanno una strategia globale per la Siria“, ha sottolineato il noto politologo americano Ian Bremmer. “Gli Stati Uniti non hanno volontà economica o militare per cambiare da soli l’equilibrio di potere in Siria”, ha aggiunto. “Non abbiamo potenziali alleati in Siria che agiscono come i nostri rappresentanti. Per questo abbiamo annunciato che inizieremo a parlare con i russi”, ha proseguito. “Sono sicuro che è stata uan decisione molto spiacevole per Obama, soprattutto dopo tutto quello che ha detto sul fatto di isolare la Russia per il cattivo comportamento. Ma si tratta di accettare la realtà della situazione, meglio tardi che mai”.