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“Vivere per lavorare o lavorare per vivere”: lo Stato Sociale, i giovani e l’incertezza sul futuro

Un testo serio cantato con leggerezza e allegria. Lo Stato Sociale, gruppo fino a poco tempo fa di nicchia, è entrato così, dopo Sanremo, nelle case degli italiani. Bebo, Lodo, Albi, Checco e Carota hanno conquistato il pubblico dell’Ariston, e non solo, con “Una vita in vacanza“.

Il loro messaggio, anche se non completamente intonato, è arrivato al cuore di tanti.

Con loro c’erano anche Domenico Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore, operai della Fiat di Pomigliano d’Arco. Questi cinque nomi erano sulle giacche dei cinque ragazzi di Bologna. “La loro storia – dicono – è solo uno dei tanti esempi di come il lavoro in questo paese pesi sulle vite delle persone, troppo spesso degradando la loro dignità. Abbiamo pensato che un brano il cui tema è quello del lavoro, seppur con leggerezza, potesse planare su un argomento sensibile e centrale per tutti noi. La speranza e il desiderio sono quelli che il futuro più prossimo possa portare ad un’inversione di rotta nelle politiche che da troppi anni non consentono di poter cercare la propria felicità e realizzazione attraverso il lavoro. La dedica è per tutti i lavoratori, i disoccupati, i precari, i cassaintegrati e chiunque ambisca a poter vivere una vita in vacanza, non forzata“.

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