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La tecnologia genera invidia. La felicità è nella natura e nelle relazioni umane

“Quando le persone comunicano sempre più attraverso gli schermi, la conseguenza è un aumento dell’invidia sociale. Le foto piacevoli dei vostri amici in vacanza per il weekend su Facebook o Instagram fanno sentire chi le guarda sfortunato“. Un senso di inadeguatezza, simile a quella provata quando c’erano tv e pubblicità a proporre modelli distanti ed affascinanti, secondo quanto ha dichiarato Helena Norberg-Hodge, scrittrice e attivista svedese, grande sostenitrice dell’economia locale, antidoto, secondo lei, contro l’infelicità. Multinazionali e tecnologia stanno distruggendo relazioni e risorse, secondo Helena.

Modelli sempre più improntati sulla materia anziché sulla sostanza e spiritualità, secondo Helena che nei giorni scorsi ha partecipato a Prato alla XVIII conferenza Internazionale sull’Economia della Felicità e qui ha spiegato, nella bellissima intervista realizzata da Elisabetta Ambrosi per il Fatto Quotidiano, le conseguenze della tecnologia sulla nostra vita. “Bisogna produrre con ritmi più umani. Ai nostri figli imponiamo una cultura stressante e consumista”, dice.

Pressioni sui bambini e ragazzi anche a scuola. “Purtroppo anche il modello di insegnare è diventato più impersonale, standardizzato e dipendente dalla tecnologia. Per colpa della tecnologia, siamo allenati ad avere una sola funzione ma non ad essere multidimensionali. Essere capaci di far crescere il cibo, di tenere a bada gli animali, di prendersi cura dei fratelli più piccoli, di aiutare a costruire qualcosa, fare da sé i vestiti, di cantare, ballare e creare musica. Questo portava a uno sviluppo olistico, non solo del lato sinistro del cervello ma del corpo intero”.

Fondatrice di Local Futures e autrice del best seller Ancient Futures, incentrato sulla vita della popolazione della regione himalayana di Ladakh, è produttrice del film L’economia della felicità, un manifesto contro la globalizzazione e in direzione della localizzazione. Il Film Economia della Felicità è stato editato in 25 lingue ed è considerato uno dei più importanti “Film for Action” al mondo. Economia Della Felicità è diventato un progetto di mobilitazione mondiale.

Le persone si sentono sempre più isolate e sole e il sentimento di isolamento cresce con l’uso dei social media“, spiega e a questo proposito ci viene subito in mente la tesi di Bauman sulla trappola dei social network . “Gli incontri faccia a faccia stanno diminuendo, ed è incredibile che non abbiamo ancora scoperto la moltitudine di ragioni per cui gli umani hanno bisogno di un contatto profondo e continuo con gli altri esseri umani. Per sentirsi visti, apprezzati e da ultimo amati. Ci siamo evoluti sulla terra attraverso relazioni umane quotidiane e interdipendenti, anche con piante e animali, profondamente immersi nella vita. Oggi ci sono molte terapie emergenti, ad esempio per persone con problemi mentali, dove ciò che viene incoraggiato è proprio una riconnessione con la vita, piante, animali, una comunità umana”.

Nella maggior parte delle culture prima della modernità c’era una forte comunità e una profonda connessione con la natura, che in sé instilla e garantisce una identità più felice e più salutare. C’erano anche pratiche e tradizioni spirituali che incoraggiavano la meditazione e la calma della mente, così come insegnamenti religiosi o etici che ricordavano l’infelicità che deriva dall’avidità, dall’attaccamento, dalla mancanza di compassione verso gli altri, verso altre forme di vita. Il contrario della cultura veloce, competitiva, consumista e stressante imposta ai nostri bambini: che oggi materialmente hanno tutto, eppure sono meno felici“.